Parafrasi

Parafrasi, cos’è e come si fa

La parafrasi è uno dei compiti che più spesso viene assegnato a scuola e che riguarda quasi esclusivamente la poesia (ma si può fare la parafrasi anche di un testo in prosa).

Cosa significa fare la parafrasi di un testo

Mai come in questo caso l’etimo della parola ci aiuta a comprenderne il significato. Parafrasi, infatti, deriva dal latino paraphrasis che a sua volta viene dal greco παράϕρασις, derivato di παραϕράζω e significa: “dire con altre parole”.

Il significato della parola parafrasi indica quindi che bisogna riportare a parole proprie un testo.

Pertanto, fare la parafrasi di un sonetto, per esempio, vuol dire presentarne il contenuto con altre parole: le proprie. Naturalmente, per fare questo bisogna aver compreso il testo di partenza, altrimenti si rischia di dire qualcosa che l’autore non si è mai sognato di dire.

Parafrasi può anche avere un significato più esteso e la si usa per indicare uno scritto o un discorso che espone con parole diverse concetti già espressi da altri (spesso lo si trova in articoli di vario genere in cui leggiamo: «Parafrasando X potremmo dire che…» e qui si sciorina la teoria di X detta in altre parole).

Un esempio di parafrasi di un testo poetico

Dopo aver spiegato cosa è la parafrasi, vediamone un esempio pratico e classico al contempo: la parafrasi del sonetto A Zacinto di Ugo Foscolo. Riportiamo prima il testo originale del Foscolo e poi una nostra parafrasi.

Ugo Foscolo, A Zacinto

Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque

Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso di colui che l’acque

cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.

La nostra proposta di parafrasi

Una proposta potrebbe essere la seguente.

Mai più potrò toccare le sponde a me care della terra dove io fui bambino, o Zante mia, che ti specchi nelle onde del mare greco dal quale nacque la dea vergine Venere, e rese feconde quelle isole grazie al suo primo sorriso, per cui la profonda poesia di Omero non poté non descrivere il tuo limpido cielo e la tua vegetazione come anche le avventure di Ulisse, che vagò per il mare governato dal fato e il cui tanto famoso quanto doloroso esilio avrà fine nell’arida Itaca. Tu non avrai altro che la poesia del tuo figlio, o mia terra madre, a noi il destino ha ordinato una sepoltura senza lacrime in terra straniera in cui sarà sconosciuto.

Non abbiamo parafrasato il testo scrivendolo in versi perché, essendo appunto una interpretazione, ci siamo spostate dall’originale in poesie alla riscrittura in prosa.

Una considerazione personale

Sebbene la parafrasi delle poesie sia un utile compito, didatticamente parlando, che permette di capire meglio quello che il poeta aveva intenzione di dire, si deve purtroppo sottolineare che spesso è proprio per colpa della parafrasi che studenti di ogni ordine e grado non riescono ad apprezzare la poesia, vedendosi costretti a dire con parole proprie qualcosa che non appartiene al loro mondo e alla loro sensibilità. Forse sarebbe più utile una educazione al mondo della sonorità delle parole, alla scelta lessicale, a come i versi si incontrano e si scontrano: ma queste sono solo riflessioni di un lettore che non deve seguire programmi ministeriali.

Foto | Pixabay

Natale Fioretto

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