
Gli ultimi ragazzi del secolo, il romanzo di formazione di Alessandro Bertante
Aspetti positivi
Aspetti negativi
«Gli ultimi ragazzi del secolo» è un romanzo di formazione di Alessandro Bertante che, come egli stesso ha detto, ha chiesto un lungo lavoro.
Alessandro Bertante, Gli ultimi ragazzi del secolo
«Dicono che nei Balcani i secoli non si succedono uno dietro l’altro ma coesistono in un flusso senza interruzione. Fra queste montagne resistono maledizioni eterne, conflitti mai risolti, rancori ancestrali».
Alessandro Bertante partecipa al Premio Campiello 2016 con un romanzo autobiografico, Gli ultimi ragazzi del secolo (Giunti), che, come ha rivelato lo stesso autore, gli ha richiesto un lungo, a tratti quasi doloroso, lavoro preparatorio, soprattutto dal punto di vista emotivo.
La trama: nel luglio 1996 un’iniziale vacanza in Croazia conduce quasi per caso il protagonista e un suo amico a Mostar e a Sarajevo: qui si renderanno amaramente conto che la guerra non è ancora finita. Durante l’avventuroso attraversamento a bordo di una Fiat Panda delle montagne bosniache, l’autore descrive i funesti esiti e le devastazioni del conflitto balcanico.
Ma il libro è anche una sorta di On the Road “anni Ottanta”, poiché, nel corso del viaggio, Bertante rievoca e in un certo senso celebra la generazione degli anni Ottanta, la sua generazione: lo fa ricordando canzoni, film, il look, la “Milano da bere”, l’avvento delle tv commerciali, la musica – quella sì, davvero bella e ricca – di quegli anni, l’irrompere luttuoso della piaga tutt’ora aperta dell’AIDS.
Gli ultimi ragazzi del secolo è dunque un romanzo di formazione, che vede la sofferta maturazione di un giovane alle prese suo malgrado con gli eventi di una guerra che infuria appena oltre i confini del suo Paese.
Il romanzo ha una sua forza interiore e vanta una buona qualità di scrittura: tuttavia lascia a tratti nel lettore un’impressione di non detto e sospeso che può appesantire la lettura e imprimere una certa distanza tra autore e lettore, in luogo della necessaria empatia. Non è detto inoltre che i coetanei dell’autore si riconosceranno in certe descrizioni e ricostruzioni. Ma in fondo Va bene così, per citare un altro personaggio affascinante e contraddittorio esploso in quel decennio rutilante, Vasco Rossi. L’aver tentato di conferire dignità letteraria a un periodo storico non sempre valutato e compreso per come invece meriterebbe costituisce di per sé merito non da poco per Alessandro Bertante.