Andrea Camilleri (1925-2019)

Andrea Camilleri: biografia e frasi celebri dello scrittore

Andrea Camilleri (1925-2019) è stato uno scrittore che ha caratterizzato la nostra epoca. Camilleri non ha scritto solo le storie del commissario Montalbano, ma i suoi testi sono di vario tipo.

Un profilo di Andrea Camilleri

Siciliano e comunista, la qual cosa gli dette non pochi problemi, specialmente lavorativi all’inizio della sua carriera, Camilleri era originario di Porto Empedocle, nelle cui scogliere immacolate e nel cui mare azzurissimo che si confonde con il cielo, non si possono non ritrovare – per sua stessa ammissione – le pennellate con cui tratteggia l’immaginaria cittadina di Vigata, cornice delle tante avventure di Montalbano ma non solo. Eppure il successo grazie all’ormai famosissimo commissario, i dieci milioni di copie vendute e la consacrazione ad autore “cult” del giallo all’italiana, per Camilleri sono arrivati tardissimo, alla soglia dei settant’anni. Era il 1994, infatti, quando venne dato alle stampe La forma dell’acqua, primo intrigante capitolo della saga Montalbano.

Il debutto in narrativa

Il debutto dell’autore nella narrativa, invece, si colloca nel 1978 con la pubblicazione di Il corso delle cose, romanzo scritto dieci anni prima ed edito a pagamento, che fu un totale insuccesso. Vigata appare due anni dopo, nell’opera Un filo di fumo, ambientata nella Sicilia del Seicento e anch’essa di scarso successo. Dopo questi due flop Camilleri si prese dodici anni di pausa prima di riavvicinarsi alla macchina per scrivere.

Andrea Camilleri regista

Non tutti forse sanno, però, che l’autore esordì nel mondo delle arti creative non attraverso pagine riempite d’inchiostro, bensì dietro l’occhio attento della macchina da presa. Nel 1949 è l’unico allievo regista a essere ammesso alla prestigiosa Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Lì concluderà gli studi tre anni dopo. Sarà poi assunto in Rai alla fine degli anni Cinquanta, dopo un concorso non andato a buon fine (per le suddette simpatie a sinistra) e dopo aver messo in scena per primo, nei teatri italiani, l’assurdo di Ionesco e Beckett, dalle cui opere trasse in seguito alcuni sceneggiati televisivi.

Sarà proprio il suo lavoro per il piccolo schermo – che porta avanti parallelamente all’insegnamento dell’arte registica proprio nella scuola dove si era diplomato – ad avvicinarlo alla letteratura con adattamenti di opere letterarie per la tv, sceneggiati e teleromanzi. In particolare si avvicina al poliziesco, tra cui firmerà Le inchieste del commissario Maigret interpretato da Gino Cervi.

La nascita di Salvo Montalbano

È negli anni Novanta, come dicevamo prima, che dalla sua penna esce la figura di un commissario un po’ burbero ma passionale, dall’inconfondibile parlata sicula e dall’intuito eccezionale, adoratore della buona cucina e del buon vino. Salvo Montalbano, eterno fidanzato della genovese Livia come Topolino lo è di Minni (è del 2013 una trasposizione fumettistica del personaggio che nel mondo delle nuvolette diventa il commissario Topalbano, protagonista della striscia Topolino e la promessa del gatto). Con l’avanzare dell’età non disdegna anche altre bellezze, eternamente circondato dal suo vice, il donnaiolo Augello, l’ispettore Fazio e l’improbabile piantone Catarella.

E come inizia la storia d’amore tra Montalbano e il suo mare, così si consolida anche quella tra il suo autore Camilleri e l’editore Sellerio. Insieme pubblicano le mille avventure del poliziotto, da La pazienza del ragno a Privo di titolo; da La luna di carta a La pista di sabbia; da Il campo del vasaio a L’età del dubbio, fino a L’altro capo del filo, il suo centesimo libro, e ancora oltreParimenti si consolida anche il volto televisivo di Montalbano, interpretato egregiamente da Luca Zingaretti, che fa letteralmente esplodere il fenomeno. Diventato cieco, non perde la voglia di scrivere. Ha affermato:

Sono cieco, ma perdendo la vista tutti gli altri sensi si riacutizzano, vanno in soccorso. La memoria è diventata più forte, ricordo più cose di prima con molta lucidità e scrivo sempre.

Gli altri lavori

Anche negli altri lavori che via via vedranno le stampe, un po’ per liberarsi ma solo per assaporare la gioia del ritorno al personaggio del commissario, Andrea Camilleri è perfettamente riconoscibile per la presenza di almeno tre elementi: Vigata, il dialetto siciliano (che in alcuni romanzi come Il re di Girgenti si vede inframezzato dallo spagnolo seicentesco) e il mistero che prima si complica e alla fine si scioglie come le nevi dell’Etna al sole della Sicilia. E magicamente, ogni volta, si ripete intatto quell’incredibile, enorme successo, che collocherà definitivamente l’autore nel cuore dei lettori anche non originari della Trinacria.

Andrea Camilleri, non solo libri

Così è anche nelle brevi incursioni che fa nelle arti altrui, come la partecipazione all’album musicale S.C.O.T.C.H. di Daniele Silvestri o la recitazione nei panni di un vecchio archeologo nel film La strategia della maschera di Rocco Mortelliti, fino alla sua attività politica. È del 2009 la decisione di dar vita, assieme ad Antonio Di Pietro e Paolo Flores d’Arcais, al Partito dei senza partito, i delusi della politica che però intendevano partecipare alle elezioni europee di quell’anno. Il progetto naufragò meno di due mesi dopo, ma ormai Andrea Camilleri e il suo Montalbano avevano un’identità talmente forte da non poter essere scalfita da nulla, neppure da un fallimento.

Frasi celebri di Andrea Camilleri

Per ricordare il grande scrittore vi riportiamo alcune sue frasi celebri che, certamente, ci permettono di conoscerlo meglio.

Frasi e citazioni di Camilleri

  • Arrivato ormai agli sgoccioli, mi rendo conto che per tutta la vita sono stato sempre pronto a perdere quello che avevo faticosamente guadagnato senza farne una tragedia. Non che non godessi di ciò che avevo, ma non l’amavo. Perché, fin da giovane, non sono mai riuscito ad amare veramente, profondamente, le cose che potevo procurarmi col denaro.
  • Bisogna guardare la tv portandosi appresso un paracqua ideale che permetta al nostro cervello di restare asciutto e lucido, di non inzupparsi di tutte le informazioni distorte, contraffatte, alterate, finalizzate che ci vengono propinate.
  • C’è chi dice che adopero il siciliano come l’uva passa: ne lascerei cadere qualche chicco su una struttura italiana. Non è così. La cosa è più complessa. Io utilizzo le parole che mi offre la realtà per descriverla in profondità. Non potrei mai ambientare un mio libro in una città che non conosco. Non è un problema di topografia. Oggi esistono guide che ti dicono anche come si chiama il tabaccaio all’angolo. Nessuno però ti può dire come e cosa pensa chi vi entra: quali sono i codici di comportamento dei clienti di quel tabaccaio. Detto questo non ho la pretesa di innovare la lingua. Semplicemente utilizzo la mia, il mio modo di scrivere.
  • Confesso, con Neruda, che ho vissuto. Ma mi corre l’obbligo di confessare anche che, alla mia veneranda età, molte delle cose per le quali ho vissuto mi appaiono come fatte da una persona che aveva il mio nome, le mie fattezze, ma che sostanzialmente non ero io.
  • Credere che la giovane età di un uomo politico sia già di per sé portatrice d’idee innovative a me pare, sinceramente, un’avventatezza. Tra l’altro, il fascismo privilegiava i giovani e si è visto il bel risultato. Le idee veramente nuove possono venire tanto dai giovani quanto dalle persone anziane.
  • Forse, senza saperlo, stiamo combattendo la prima guerra globale degli anni duemila. Una guerra che non usa più armi, che non bombarda né fa esplodere atomiche, che non provoca morte ma produce fame, disoccupazione, scontro sociale, impoverimento, insomma riduce sul lastrico i perdenti.
  • Il tempo è una giostra sempre in funzione. Tu sali su un cavalluccio o un’automobilina, fai un bel po’ di giri, poi con le buone o con le cattive ti fanno scendere.
  • In gioventù percepisci il tempo come un’entità astratta, nella maturità acquisti la nozione di un tempo in qualche modo collegato concretamente al tuo esistere, nella vecchiaia… Nella vecchiaia raggiungi la consapevolezza che il tempo è un flusso continuo che scorre al di fuori di te.
  • La cultura è sempre ragionata inclusione, mai partigiana esclusione.
  • Leoluca Orlando mi ha raccontato che il suo pescivendolo gli ha spiegato così la differenza tra lingua e dialetto: la lingua è lingua perché dietro di sé ha un esercito, mentre il dialetto, disarmato, non può che rimanere in sottordine. La tesi è meno campata in aria di quanto possa apparire.
  • Mentre il rigore morale e l’onestà non sono contagiosi, l’assenza di etica e la corruzione lo sono, e possono moltiplicarsi esponenzialmente con straordinaria velocità.
  • Mi pare che i tedeschi abbiano troppo in fretta dimenticato quanto l’Europa ha fatto per loro, prima per la riunificazione tra le due Germanie, e poi con l’aiuto e le agevolazioni economiche ricevuti durante la loro grande crisi della fine del secolo scorso.
  • Non basta leggere, bisognerebbe anche capire. Ma capire è un lusso che non tutti possono permettersi, diceva Silvio D’Amico.
  • Non capisco perché nel linguaggio dei politici e dei governanti con “grandi opere pubbliche” si intenda solo ed esclusivamente la costruzione di ponti, gallerie, autostrade. Che spesso e volentieri, sia detto tra parentesi, si rivelano essere né impellenti né necessarie, ma sicura fonte d’illeciti guadagni. Mi chiedo: mettere mano a Pompei, che se ne cade letteralmente a pezzi, non sarebbe una grande opera pubblica? E non lo sarebbe anche una vera riforma universitaria che adeguasse i nostri atenei alle richieste di lavoro del mondo d’oggi, dotandoli di attrezzati laboratori di ricerca? E come definire altrimenti la ristrutturazione e l’attenta manutenzione dei nostri archivi storici che sempre più s’approssimano allo sfacelo?
  • Ogni singola storia d’amore, vissuta o inventata, riesce a essere unica e diversa e irripetibile rispetto ai miliardi di altre storie già accadute, che accadono, che accadranno. Insomma, l’amore non s’impara né teoricamente né andando a bottega da altri. S’impara amando, vale a dire perdendosi.
  • Possibile che logica, buon senso, sincerità non abbiano più corso legale in Italia?
  • Qualche anno dopo aver finito gli studi, mi capitò inopinatamente fra le mani una copia de “La colonna infame”. La lessi, ne rimasi incuriosito, colpito, addirittura turbato. Avvenne in me un risveglio di attenzione. Ma era possibile che quel baciapile di Manzoni avesse scritto quell’opera così profonda, che scandagliava l’animo umano nei suoi meandri più nascosti, che rappresentava la drammaticità e le contraddizioni dell’esistenza, con acutezza e sguardo critico?
  • Se l’Europa non si fonda neppure sulla solidarietà economica, su cosa si fonda? Sull’assicurare tranquillità ai tedeschi?
  • Una volta si usava dire: «Morto un papa se ne fa un altro». Che adesso bisogna aggiornare in: «morto o dimessosi un papa, se ne fa un altro». Il nuovo papa, poco dopo la sua proclamazione, è andato a trovare il papa dimissionario e hanno pregato insieme. Ah, come se la sarebbe scialata Gioacchino Belli!
  • Una volta un raccomandato veniva considerato per quello che veramente era, e cioè un tale che, non riuscendo a farcela con le proprie forze, pregava un santo in paradiso di dargli una spintarella. Oggi invece l’essere raccomandati è come uno status symbol e il raccomandato si affretta a farlo sapere in giro. “Attenzione! Andateci piano con me! Sono un raccomandato!” Anche perché i suoi protettori non sono più santi e non abitano in Paradiso.

Foto | WikiCommons

Roberto Russo

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