
La consistenza dell’acqua, di Eleonora Carta
Aspetti positivi
Aspetti negativi
La consistenza dell’acqua è un giallo, ben congegnato, di Eleonora Carta il cui sottotitolo è “Le indagini di Giovanni Rizzo e Cesare Sermonti”.
Eleonora Carta, La consistenza dell’acqua
La consistenza dell’acqua, collana Giallo Italia di Newton Compton editori, rappresenta l’esordio dell’autrice Eleonora Carta, ma non solo: ciò che questo romanzo rappresenta egregiamente, è una risposta tutta italiana ai legal thriller più famosi, come quelli di John Grisham o Scott Turow. Nondimeno, si affianca senza alcun tentennamento a scrittori come Carofiglio o Navarra, i quali hanno dimostrato – così come lei – di poter mettere insieme una storia avvincente con le giuste caratteristiche: omicidi, ricerca del colpevole, situazioni intricate che aiutano a puntare il dito su un innocente, avvocati e processi densi di colpi di scena.
Ebbene, La consistenza dell’acqua è dunque una narrazione priva di cadute o rallentamenti, ambientata a Torino (non troverete quindi nessun tombino fumante tra le pagine) e l’autrice, rifacendosi al nostro sistema giudiziario, evidenzia tutti i retroscena di un’indagine o di un processo. Nessun tentativo infatti di seguire l’andamento di una indagine o di meccanismi processuali tutti americani, né di ambientare la storia in un paese degli U.S.A., per la nostra laureata in giurisprudenza che ha scelto di frequentare un’aula di tribunale solo nel suo romanzo.
Il corpo di Elisa, viene trovato in un museo nel quale la ragazza si muoveva abitualmente per motivi di studio. Il commissario Sermonti si occupa delle indagini, e ha suo malgrado a che fare con il viceprocuratore Rizzo. Entrambi, si muovono vicini – troppo vicini – all’affascinante Anna, avvocato destinato a divenire una figura fondamentale per questo caso da risolvere.
Due le voci narranti: una si limita a spiegare ciò che accade, ci presenta situazioni e personaggi, delinea l’ambientazione, elargisce dettagli. L’altra è inquietante: quasi un osservatore nascosto che spia non visto tutto e tutti, e che traduce meglio gli stati d’animo, le tensioni, le personalità di coloro che incontriamo un capitolo dopo l’altro.
In un novembre piovoso, la Torino umida che ci viene mostrata riveste di un tocco di noir questa storia in cui sono importanti i sentimenti e le emozioni dei personaggi, le loro incertezze. Non ci sono supereroi ma solo uomini e donne normali, vulnerabili, autentici, e ciò ci fa dedurre che in fondo vere protagoniste sono le debolezze umane. Una realtà imperfetta come la vita d’ogni giorno, personaggi la cui psicologia è rivelata al meglio, tecniche processuali che fanno intuire studio e conoscenza, e ben costruita la trama, che non necessita di contorsionismi per essere avvincente.
Come in ogni romanzo ben scritto, anche ne La consistenza dell’acqua il lettore si ritrova a parteggiare per l’uno o per l’altro, a sentirsi contrariato o infastidito da fraintendimenti o parole non dette e per più di 400 pagine, vive tutta la vicenda in prima persona (Sermonti, Anna, Rizzo… sarete voi a scegliere nei panni di chi e perché!).
E nel frattempo, vi domanderete perché Elisa è stata uccisa in “quel” modo e da chi, così come Anna fa per buona parte del romanzo, oramai immersa nel dubbio.
Anna si sposta dal bar alla sala da ballo, alla sala ristorante, ai piani superiori, ai privé del piano nobile, agli spogliatoi a bordo piscina. Sovrappone a ciò che vede quello che ha sempre immaginato. Elisa alla festa, che si muove per quegli stessi ambienti. Che vive le sue ultime ore. Si è chiesta più volte se fosse felice quella sera. Se quella festa avesse avuto per lei un significato importante. Aveva ceduto alle richieste di Alessia, accettando di andarci, ma perché? Non crede che possa essere stato solo per compiacere un’amica. Ci doveva essere un’altra ragione. Forse una persona che considerava interessante. Qualcuno di cui si era invaghita, se non proprio innamorata.
Ci domandiamo se l’autrice, con La consistenza dell’acqua, intenda dar vita a una serie che veda come protagonisti Giovanni Rizzo, Cesare Sermonti e Anna Ferrari, e in fondo lo speriamo perché il finale provoca il desiderio di conoscere il futuro sentimentale dei tre personaggi principali, così realistici e così incompleti non dal punto di vista narrativo, ma dal punto di vista della vita vera!