Malie dell’assenzio
Il termine bohème, vita da zingaro, si ode per la prima volta in Francia nel XIX secolo ed è usato per descrivere lo stile di vita disordinato e non convenzionale degli artisti del tempo, stile affascinante, perché negarlo?, ma associato per lo più all’immoralità, alle frequentazioni di caffè, all’uso di oppio e di… assenzio.
Quante volte ne abbiamo sentito parlare?
Denominato “fata verde” per il colore e per la magia in cui ci si perdeva ai primi sorsi (il tasso alcolico raggiungeva i 75°!), l’elisir bohèmien divenne in poco tempo un rito sociale, una moda che in Francia accomunò ricchi, proletari e artisti dalle vite tormentate, fornendo un’alternativa economica per perdersi nell’irreale e aumentare così la creatività (insieme al numero degli alcolisti).
Oscar Wilde diceva «Un bicchiere d’assenzio, non c’è niente di più poetico al mondo. Che differenza c’è tra un bicchiere d’assenzio e un tramonto? Il 1° stadio è quello del bevitore normale, il 2° quello in cui cominci a vedere cose crudeli e mostruose ma, perseverando, arrivi al 3° livello, quello in cui vedi ciò che vuoi, cose strane e meravigliose». Per Hemingway fu «l’alchimia liquida che addormenta la lingua, infiamma il cervello, scalda lo stomaco e trasforma le idee». Meravigliose visioni o incubi orrendi, e si aveva di che scrivere, di che immaginare, di che dipingere… Tuttavia, adulterato con sostanze tossiche da piccoli e scaltri produttori, il liquore “maledetto” nonché musa ispiratrice, bruciò i cervelli di poeti e di pittori come Van Gogh, Baudelaire, Rimbaud, Poe, Modigliani, Manet, Verlaine o Ernest Dowson (morto a 33 anni corroso dall’alcol), provocando alterazioni della mente, psicosi, dipendenza, follia e, appunto, morte. Edgar Degas mostrò in un suo famoso dipinto, lo smarrimento di bevitori quasi instupiditi, ed Emile Zola scrisse dei suoi effetti devastanti nel romanzo L’ammazzatoio.
Non fata verde dunque, non ne siate soltanto incantati, bensì veleno verde, effimero e deleterio piacere, un sistema di vita che uccideva e che, come disse Alfred Delvau «fa girare la testa al primo bicchiere, ti pianta addosso grandi ali e ti conduce in un paese senza frontiere e senza orizzonti, ma anche senza poesia e senza sole».
A causa di ciò, e con la convinzione che diversi efferati delitti fossero stati compiuti sotto l’effetto di questa bevanda, nel 1915 ne fu proibito l’uso e la distribuzione.
Siete curiosi? Oggi potete avvicinarvi alla fata verde con meno timore, poiché non più pericolosamente adulterata, nonché sapientemente miscelata in fantasiosi cocktail, nell’impasto di prelibate torte, o addirittura mescolata al gusto ammaliante del cacao o del tè, può essere assaporata in molti locali e farvi sentire un poco bohèmien, mentre la centellinate in attesa dell’ispirazione…
Nell 2006 ho lavorato in Austria come consulente informatico per un’azienda che produceva detonatori per granate incendiarie al fosforo. Siccome non mi addormentavo piu’ ho cominciato a bere assenzio e dal allora le mie notti sono state popolate da incubi orrendi, vedevo bimbi arsi vivi dal fosforo bianco sono andato avanti cosi’ per un anno intero e temo di aver prodotto danni al mio cervello ora non riesco piu’ a programmare e svolgo un lavoro mal pagato(in Austria prendevo 300 euro netti al giorno). Per me l’assenzio è stata non la fata verde ma la strega verde!!!!!!!!!!!!
La “fata verde” dunque, così come ho scritto nell’articolo, può ancora essere liquore maledetto, veleno verde se non centellinata…
Che la tua testimonianza, AZ, sia d’esempio a tutti coloro che sottovalutano gli effetti di qualunque uso o abuso di sostanze che provocano solo effimeri piaceri, lasciando spesso terribili tracce indelebili.
Io lo vedo come un castigo divino per aver lavorato per puro lucro per un criminale di guerra in guanti bianchi che faceva sporcare le mani agli altri e lui si ingrassava sul samgue della povera gente…. insoma un autrentico vampiro!!!!!!!!
blablabla noiosi ed eterni, qual’è il vostro male differente dal mio, poveri noi e povera gente, il profumo dei fiori d’artemisia nella notte di giugno.
la noia delle blasfemie a basso costo.
Temo che il mio consumo di assenzio per oltre un anno, quando in Austria lavoravo per un’azienda che fabricava granate incendiarie al fosforo bianco, mi abbia prodotto danni irreversibili al cervello.
Mi spiego meglio, io sono un programmatorem se mi concentro su di un lavoro, mi vengono attacchi di sonno come se andassi in catalessi.
Purtroppo questo mio problema mi ha fatto perdere il mio lavoro ed ora ne svolgo uno malpagato!!!