Storie da Nobel: quando Dario Fo chiamò José Saramago
Alcuni aneddoti aiutano a comprendere quanto i grandi della scrittura siano capaci di gioire di un Premio importante come il Nobel per la Letteratura, eppure, contemporaneamente, confermano quanto alcuni di loro riescano a sentirsi in colpa nel caso in cui lo vincano e sollevati nel caso in cui lo perdano. In questi giorni sto rileggendo Quaderni di Lanzarote di José Saramago, e dato il profumo di Nobel che si avvicina, l’episodio narrato appare, ai miei occhi di lettrice, un esempio concreto di grandi scrittori a confronto, un confronto positivo, bello e quasi nostalgico.
Il 9 ottobre 1997 Saramago viene a sapere via radio che il Premio Nobel per la letteratura è stato attribuito a Dario Fo. E cosa poteva mai pensare un tale grande della letteratura, vincitore del Nobel nel 1998, se non : “Ecco. Possiamo tornare alla nostra pace.”?
Nessuna invidia, nessun rancore. Non solo, l’autore portoghese narra la telefonata avvenuta il giorno seguente: Dario Fo infatti lo ha chiamato sostenendo: “Sono un ladro, ti ho rubato il premio. Un giorno toccherà a te. Ti abbraccio.”
Una telefonata insolita: lo stesso Saramago ammette di aver impiegato qualche attimo a riprendersi dallo stupore.
Un piccola storia, che si conclude con l’incontro dei due davanti alle telecamere, e, con somma delusione di chi sperava di cogliere rabbia e invidia, con abbracci e congratulazioni. Il pensiero di José Saramago fa sorridere: “Suppongo che una così non sarà mai capitata nella storia di questo premio…”
Non possiamo sapere se altri prima o dopo Saramago e Fo si siano mai comportati in modo così distinto; certo la risposta di Pilar, moglie di Saramago e donna estremamente saggia, ci fa pensare: “Non bisogna perdere la fiducia nella generosità umana…”
Al Festivaletteratura di Mantova, appena concluso, presenze del calibro di Edgar Morin e Zygmunt Bauman sono state definite sui Social Network come quelle dei grandi vecchi. Ebbene, spero davvero di imparare da questi grandi vecchi.
Oggi mi immagino un José Saramago sorridere di fronte all’etichetta del Grande Vecchio mentre sostiene: vecchio sicuramente, grande… mah, ci devo pensare, in realtà non sono poi così alto.
Credo vi sia quanto auspicabile “buon senso” nella scelta di José Saramago ove conclude ” … suppongo che una cosa così non sarà mai
capitata nella storia di questo premio …”
Lo credo perché io stesso mi sono scritto, a promemoria, questi seguenti due pensieri ed un riferimento biografico in proposito:
-Sono una Idea. Sono l’unica cosa al mondo che può essere Concepita da molte Madri. Posso anche avere diverse date di nascita. Nessuna
delle mie Madri dovrà essere “censurata” per il frutto del Suo Genuino Parto.
E’ raccomandabile, comunque, un sincero riconoscimento di Progenitura: – ciò è giusto per evitare i litigi …
– … nessun uomo è “padrone” delle sue idee; l’ambiente umano nel quale è cresciuto gliele ha suggerite e, quindi, l’intero genere umano è il “padrone” delle idee; chi ha maturato una idea la renda quindi disponibile ai suoi simili; l’intero consorzio deciderà, oggi, domani o quando,cosa farsene; a chi l’idea l’ha avuta resta il compito di tenerla alzata come una bandiera per renderla nota, a costo anche del proprio vituperio… è sempre stato così … e pazienza!
E’ rammentato, al proposito, un episodio accaduto a René Descartes (Cartesio … [del famoso”cogito ergo sum”]) e riferito nelle cronache dell’epoca da Adrien Baillet:
-“…Dal momento che Descartes aveva deciso di non autorizzare la pubblicazione delle proprie opere fintanto che fosse rimasto in vita, sembrava non restasse altro da fare che ucciderlo per consentire al pubblico di entrare in possesso di un bene al quale aveva diritto.
Gli amici gli fecero considerare quanto ingiusta fosse la sua condotta e, persuadendolo a pubblicare quello che era pronto per la stampa, gli evitarono il pericolo di vedersi immolato alla collera generale.”
Col minimo di sussiego e il massimo di cordialità,
lanzilreprobo 15 09 2012