Festa del gatto 2013, con un pensiero di Adriana Zarri
Festa del gatto 2013
Oggi, 17 febbraio, si celebra la festa del gatto: buona giornata ai gatti e a chi li ama. Noi vi ricordiamo la nostra ultima pubblicazione che ci sembra proprio adatta a questa giornata: il titolo è Per vivere senza crudeltà sugli animali e l’autore è Tito Brandsma, carmelitano olandese, ucciso nel campo di concentramento di Dachau. Sappiamo che, purtroppo, i gatti sono spesso vittima di azioni crudeli per via di stupide credenze popolari che continuano a essere ritenute come vere da parte di molti.
Per la festa del gatto 2013 di oggi ci affidiamo a una riflessione di Adriana Zarri, tratta dal libro La gatta Arcibalda e altre storie. In questo testo Adriana Zarri si sofferma a riflettere sull’ora legale e… l’ora felina!
L’ora legale è un aggiustamento troppo vistoso per i miei gusti. Il mio gallo non l’accetta; e i polli, vaganti per il prato, durante il giorno, la sera si avvicinano alla casa e rientrano nel pollaio guardando il sole, non l’orologio. Le portulache si aprono e le belle di notte si schiudono sempre guardando il sole; e il contadino, che deve fare i conti con questi ritmi primordiali, si trova sfasato, rispetto all’ora della «civiltà». Sarà poi civiltà?
Il mio galletto ha già cantato, per il turno di notte (lo sanno i cittadini che i galli cantano di notte?) ma, per il canto mattutino, attende l’alba. Il mio orologio dice che sono le cinque e trenta e l’alba dovrebbe già affacciarsi agli orli lontani del cielo; ma il sole è di parere diverso e il cielo resta buio e il gallo non canta. E credo proprio che abbia ragione lui.
I gatti invece sono svegli e fanno le loro silenziose passeggiate sui tetti. Lo sanno i cittadini che i gatti sono animali notturni? Forse non lo sanno più nemmeno i gatti cittadini. Non dico i gattacci romani che scorribandano ribaldamente sulle rovine dell’impero, ma gli addomesticati mici di casa che – se vogliono mangiare, in un ambiente asettico e privo di topi e di lucertole – debbono adeguarsi alla «civiltà» e ai ritmi del padrone, orario legale compreso.
Gli antichi monaci cantavano mattutino nelle ore di trapasso tra notte e giorno, e in preghiera attendevano l’aurora, aggiungendo o togliendo un salmo o una lettura per arrivare a salutare il sole. Il sole, come ben si sa, è uno dei simboli del Cristo. «Ex oriente lux»: dall’oriente viene il lumen Christi, come cantiamo nella veglia pasquale.
Foto | Pixabay
pienamente d’accordo con la Sig.ra Zarri: dobbiamo ritornare a vivere secondo i ritmi della natura….altrimenti sarà sempre più problematico ed incerto il nostro futuro.