Alberto Bevilacqua: tre poesie per ricordarlo
Alberto Bevilacqua, parmigiano di nascita (vi nacque il 27 giugno 1934), romano d’adozione (è morto oggi, 9 settembre 2013, nella Capitale) è stato romanziere fecondo e di successo. Ma ha scritto e pubblicato poesie fin dalla gioventù. La sua poesia è caratterizzata da una forte espressività, spesso ottenuta grazie all’uso del dialetto e del gergo, come anche una sensualità molto concreta. Alcuni hanno definito la sua poesia come “umorale”: quel che è certo, è che carica di tensione emotiva.
Su GraphoMania ricordiamo Alberto Bevilacqua con tre sue poesie. La prima è in dialetto, ha per titolo All’Ambra, la bella di Melara è tratta da Vita mia (Mondadori 1985):
… ohi te, caméréla
dove il mio ghigno è colomba
al ciabòtto dell’altrui libertà,
al savoiardo goder che un dì fu miona piogeéla cornuta contenta
de la mia obréla,
sei te,
se mi smidolli la pendula alma e ti pare
così di farmi notte sabauda, notte finita,
fà el caval
Le altre due poesia – Il tuo nome e … amore, convinciti, è una sera – sono tratte da Il corpo desiderato (Mondadori, 1988):
Il tuo nome
più il tono mi sale
alla gola
più parlo per tacerlo: si fa presto
a nominare il buio col buio
ma è la sagoma solitaria
silenziosamente possibile
al di dentro che fa paura:
vivrò nell’ignoranza
di ciò che so
fin nelle viscere che somatizzano quel nome
e si torcono,
mi fanno sentire più vecchio ogni mattina.
… amore, convinciti, è una sera
come le altre,
ci faremo luce insieme,
ora, fra poco,
dovrò
pur ritrovarla la lampada.
Era qui
solo un eterno fa.
Amore, il gioco
– aspetta, abbi pazienza –
sta per ricominciare: nessuna
assenza, manchi solo tu,
cosa vuoi
che sia, un’inezia.
Via | Poesie d’amore del ‘900
Foto | Booksblog