Katherine Mansfield, moderna e anticonvenzionale scrittrice del Novecento
Inquieta, infelice eppure appassionatamente legata a quella vita che la costringeva spesso a sbattere le ali come una farfalla imprigionata da un destino avverso in uno spazio troppo minuscolo, Katherine Mansfield (14 ottobre 1888 – 9 gennaio 1923) scrisse, nel corso della sua breve esistenza, racconti mirabili che, prendendo il largo da intrecci apparentemente banali, rivelavano – vere epifanie dell’anima – verità da sempre nascoste tra le pieghe fitte del cuore. Drammi sepolti, risvegli inaspettati o dolori così fondi da apparire insondabili come e più del mare, fiorivano dalla sua penna con una precisione disarmante.
Il ticchettio di un orologio o di una vecchia pendola, il tintinnio di una piccola porcellana o il fruscio delicato e serico di una vestaglia, magari all’orientale, scandivano le note di una quotidianità che spesso e volentieri celava un paesaggio interiore di ben altro tenore. Ombre, luci e nostalgie di uomini, donne e bambini “nati “ per affiorare dalle sue pagine con un guizzo di imperdibile verità. Verità da afferrare al volo; da fermare, possibilmente, con il sigillo dell’eternità.
Tuttavia la prima grande passione della Mansfield non fu la scrittura ma il violoncello. Studi iniziati nella natia Nuova Zelanda e perfezionati poi a Londra, dove la scrittrice allora ancor ignara del suo destino era arrivata una prima volta nel 1902. La capitale inglese, come è facile immaginarsi, travolse subito questa neozelandese dai grandi occhi romantici e dal cuore impetuoso e assetato d’avventura. Quel suo carattere appassionato la portò a vivere amori intensi, a legarsi a persone sbagliate, a essere infine spedita in Germania dalla madre per mettere di nuovo ordine in quella sua vita troppo disordinata, perennemente sull’orlo di uno scandalo che la famiglia, i ricchi e rispettabili Beauchamp, non avrebbero certo tollerato.
Fu solo dopo il suo temporaneo rientro in Nuova Zelanda che la Mansfield cominciò a scrivere seriamente, ma Wellington appariva ormai alla sua anima troppo piccola e angusta; così si imbarcò di nuovo per l’Inghilterra e a Londra la scrittrice incontrò questa volta il suo secondo marito John Middleton Murry con cui ebbe un rapporto intenso ma difficile con diverse rotture e lontananze. Quelli furono del resto gli anni anche della sua amicizia con Virginia Woolf e D. H. Lawrence, dei soggiorni in Francia ed in Italia per curare la tubercolosi che, mese dopo mese, minava sempre più la sua salute.
Perdutamente malata cercò rifugio in un primo tempo a Ospedaletti in Liguria, poi sulla Costa Azzurra a Mentone, senza mai rinunciare alla scrittura, dando alle stampe (a un passo dalla morte) prima Bliss e poi l’indimenticabile The Garden Party.