È morto Amos Oz, scrittore dell’interiorità e delle contraddizioni umane

Lo scrittore israeliano Amos Oz è morto. Aveva 79 anni (ne avrebbe compiuti 80 il prossimo maggio) e da tempo era malato di cancro. La realtà israeliana (il kibbutz, l’esercito, il rapporto conflittuale con gli Arabi) è il cuore della narrativa di Amos Oz, che ne scrive partendo da un’indagine dell’interiorità e delle contraddizioni umane. Caratteristica dei suoi romanzi è l’attenzione agli aspetti della vita quotidiana, l’esuberanza della scrittura e la volontà di indagare nei malesseri, tanto individuali quanto della società.
Chi era Amos Oz
Nato a Gerusalemme il 4 maggio 1939, Amos Klausner – questo il nome di nascita di Amos Oz – è stato autore di romanzi, saggi e libri per bambini. Dopo essersi laureato in letteratura e filosofia presso l’università ebraica di Gerusalemme, Amos Oz ha studiato a Oxford. Negli anni Sessanta ha aderito al movimento pacifista Pace ora, di cui fanno parte anche altri scrittori come David Grossman e Abraham Yehoshua. Oggi insegna letteratura ebraica presso l’Università Ben Gurion del Negev e vive ad Arad.
I suoi testi sono tradotti in una quarantina di lingue e per il suo lavoro ha vinto diversi premi: Bialik (1986), Prix Femina (Parigi, 1989), premio Israele (1998 – ci furono proteste della destra israeliana), premio Internacional Catalunya e Sandro Onofri (2004), Principe de Asturias de Las Letras e Fondazione Carical Grinzane Cavour per la Cultura Euromediterranea (2007), Primo Levi e Heinrich Heine (2008), Salone Internazionale del libro (2010), Premio Franz Kafka (Praga, 2013) e il Premio Bottari Lattes Grinzane (2016).
Nel 1975 raggiunse la notorietà internazionale con il romanzo Michael mio e nel corso degli anni la sua popolarità non è mai diminuita, anzi è cresciuta grazie al romanzo Una storia di amore e di tenebra (2002), nel quale si narra delle origini della sua famiglia e della sua infanzia, trascorsa prima a Gerusalemme e poi nel kibbutz di Ḥulda, soffermandosi, poi, sulla tragica vicenda che ha coinvolto i suoi genitori.
Oltre ai romanzi, segnaliamo il il saggio Contro il fanatismo (2004), che raccoglie tre lezioni tenute all’università di Tubinga nel gennaio 2002, e la traduzione del colloquio con la figlia Fania Oz-Salzberger: Gli ebrei e le parole. Alle radici dell’identità ebraica, in cui Amos Oz riflette sul destino ebraico.
10 frasi di Amos Oz su cui riflettere
- I libri, loro non ti abbandonano mai. Tu sicuramente li abbandoni di tanto in tanto, i libri, magari li tradisci anche, loro invece non ti voltano mai le spalle: nel più completo silenzio e con immensa umiltà, loro ti aspettano sullo scaffale. (Da Una storia di amore e di tenebra).
- Impariamo a rispettare gli altri popoli: ogni uomo è creato a immagine divina, anche se se lo dimentica continuamente. (Da Una storia di amore e di tenebra).
- L’uomo, mio caro, è un paradosso. Una creatura assai bizzarra. Ride quando c’è da piangere, piange quando gli converrebbe ridere; vive senza cervello e muore senza voglia. (Da Fima).
- La famiglia è una buona scuola per qualsiasi materia. (Da un’intervista con Alessandro Zaccuri, Avvenire, 18 dicembre 2011).
- Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di vita. E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte. (Da Contro il fanatismo).
- Non importa bambino, la pioggia passerà, l’inverno passerà; noi dormiremo come le tartarughe e poi ci alzeremo e pianteremo verdura. Saremo solo buoni, e vedrai che andrà tutto bene. (Da Fima).
- Quand’ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche. Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand’anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver. (Da Una storia di amore e di tenebra).
- Sono convinto che sia sempre un male infliggere dolore a qualcuno. Se dovessi sintetizzare tutti e dieci i comandamenti in un unico comandamento, in assoluto direi: non infliggere dolore a nessuno. Questo è il punto fermo della filosofia della mia vita. Il resto è relativo. (Da un’intervista con Nuccio Ordine, Corriere della sera, 1° ottobre 2007).
- Speranza e paura sono separate da una linea sottilissima, ma per fortuna ciascuno di noi può decidere da che parte stare. (Da un’intervista con Alessandro Zaccuri, Avvenire, 18 dicembre 2011).
- Tra speranza e realismo il legame è strettissimo, inscindibile. (Da un’intervista con Alessandro Zaccuri, Avvenire, 18 dicembre 2011).
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