
Così in terra di Davide Enia e il pane integrale di Tumminia
Il perché dell'abbinamento
Leggendo il romanzo “Così in terra” di Davide Enia, il pensiero è andato ai racconti di guerra dei nonni e al pane nero (oggi pane integrale) che mangiavano.
Palermo ai tempi della guerra. Borgate, quartieri, famiglie che vivono il quotidiano con la chiara visione di quello che sarà o potrà essere, di lì a poco il loro destino. Ragazzini che giocano per strada. Ognuno ha un parente, vicino o vicinissimo, caduto in guerra. Ognuno ha una situazione dura da vivere ogni giorno. E come nei grandi classici della letteratura e del cinema nella comitiva non mancano elementi stereotipati: il fifone, il capo, il tenebroso, il romantico. E poi ci sono le “femmine”. Durante l’infanzia da frequentare con distacco perché loro sono “femmine” e non sono forti come i maschi. E dall’adolescenza puro oggetto di sogni e desideri, perlopiù naturali, e ancora di più in un contesto catastrofico e arduo come quello descritto.
L’autore Davide Enia (mio concittadino e che ha artisticamente tutta la mia stima) descrive spesso e con parecchia enfasi gli scenari della guerra. Leggendo i suoi romanzi (questo, Così in terra, nella fattispecie è il suo primo romanzo, tradotto se non ricordo male in sedici lingue), ci si sente in mezzo alla polvere dei bombardamenti e si sente il dolore dei pugni presi in pieno viso.
Sì perché quello che non vi ho ancora rivelato è che questo libro parla di boxe. Parla del pugilato come eredità e tradizione quasi di famiglia. Parla di una metafora continua tra la lotta sul ring e la vita. Della resistenza al dolore, dello scatto per sfuggire ai colpi diretti, dell’allenamento continuo e dell’attenzione sempre massima su quello che potrebbe succedere.
Come su un ring la vita a volte ci mette alle corde, a volte al tappeto. L’importante è rialzarsi prima dei dieci secondi. Ma la cosa più forte di tutto il romanzo è: “Davidù, tu nel dubbio, cafùdda!” (dal siciliano: “Davide, nel dubbio colpisci!”).
Gli ingredienti del pane integrale di Tumminia
- 400 g di farina integrale di grano tumminia
- 25 g di lievito di birra fresco
- 25 g di olio extravergine d’oliva
- 250 ml di latte di soia tiepido
- 2 cucchiaini di zucchero di canna
La ricetta del pane integrale di Tumminia
Versiamo il latte tiepido in una ciotola con lo zucchero e sbricioliamo il lievito, mescoliamo con una frusta manuale e copriamo per 15 minuti lasciando fermentare.
Nel frattempo in una ciotola più grande prepariamo la farina con il sale dentro alla quale, dopo i 15 minuti di fermentazione, aggiungeremo gli ingredienti preparati precedentemente.
Mescoliamo energicamente per 10-15 minuti e poi poniamo l’impasto a lievitare nello stampo da plum cake.
Sigilliamo con della pellicola per alimenti e sopra un panno di cotone pulito e lasciamo lievitare per 1 ora e 30 prima di infornare per 10-15 minuti in forno preriscaldato a temperatura media (180°).
Sforniamo poi quindi e dopo aver fatto intiepidire il nostro pane a forma di bauletto, togliamolo dallo stampo e tagliamolo a fette.
Conserviamolo per le prime 24 ore avvolto in un panno di cotone pulito, e nei giorni successivi dentro un sacchetto di plastica per alimenti.