
Pompei, film di Paul W. S. Anderson. Meglio leggere un libro
Aspetti positivi
Aspetti negativi
Pompei (in originale: Pompeii) è un film di Paul W. S. Anderson che prova a ricostruire l’eruzione del Vesuvio del 79 d. C. Ma non ci riesce.
L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia è al centro della storia raccontata da Paul W. S. Anderson in Pompei (in originale: Pompeii) in questi giorni al cinema. A quanto pare il regista è sempre stato affascinato dalla storia romana e ha condotto studi approfonditi per la realizzazione di questo film che, senza dubbio, è spettacolare, ma anche abbastanza deludente.
Grandi scene, eruzione ben rappresentata, ma fin dall’inizio si ha la sensazione del dejà-vu: l’unico colpo di genio, a mio modo di vedere, è far iniziare la narrazione del film nel 62 d. C. con una carneficina nei territori dei Celti. Proprio nel 62, infatti, la città di Pompei venne colpita da un forte terremoto e, nel film, in quell’anno ha inizio la storia di Milo (Kit Harington), lo schiavo che metterà in subbuglio la vita dei gladiatori di Pompei.
Il resto è, come dicevamo, tutto già visto: se avete presente il film Il gladiatore di Ridley Scott la storia è più o meno la stessa; aggiungetevi solo sullo sfondo il Vesuvio e stiamo a posto.
Poco credibili i personaggi: Milo, il belloccio di turno, che fa subito invaghire Cassia (Emily Browning), bella (ovviamente!) figlia di un ricco mercante di Pompei e donna così avanti con i tempi che tiene testa al corrotto senatore Corvo (Kiefer Sutherland; a proposito, il costumista deve aver trascorso qualche tempo nella sagrestia pontificia, vista la foggia degli abiti del senatore che ricorda molto quella dei piviali che indossa papa Francesco e non certo quelli di un senatore romano); meglio tratteggiata la figura di Attico (Adewale Akinnuoye-Agbaje), il gladiatore africano (l’abbiamo detto che il film è una copia de Il gladiatore?) che si sacrifica per permettere a Milo di raggiungere Cassia, rapita da Corvo.
La storia ci dice, poi, che i pompeiani non sapevano che il Vesuvio fosse un vulcano, mentre nel film la natura della montagna è chiara sin dall’inizio, per non parlare della preghiera che il senatore Corvo innalza al dio Vulcano.
Anche la festa dei Vinalia, occasione per i festeggiamenti e combattimenti nell’arena, non è poi così azzeccata: la data comunemente accettata dell’eruzione del Vesuvio è il 24 agosto, mentre i Vinalia urbana si celebravano il 23 aprile (e i Vinalia rustica il 19 agosto nel Lazio).
Meno male che il lieto fine alla “vissero tutti felici e contenti” viene risparmiato e, in tutto questo bailamme, il finale è probabilmente una delle idee meno scontate del film.
Se amate le pellicole roboanti, con effetti speciali intriganti, allora Pompei di Paul W. S. Anderson fa per voi. Negli altri casi, lasciate perdere e dedicatevi alla lettura di un buon libro (magari Pompei è viva di Eva Cantarella).