
La belva nel labirinto, di Hans Tuzzi
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Aspetti negativi
«La belva nel labirinto» è il titolo del giallo di Hans Tuzzi in cui il vicequestore Melis deve muoversi in una intricata ed efferata serie di delitti.
Hans Tuzzi, La belva nel labirinto
Torna in libreria la squadra del vicequestore Melis, nato dalla penna di Hans Tuzzi, e torna con una intricata ed efferata serie di delitti. In La belva nel labirinto vengono rispedite al creatore persone che sembrano davvero non avere nulla in comune tra di loro: un sacerdote, un travestito, uno studente, una ragazza sono i primi in cui i poliziotti si imbattono. Seguiranno altre vittime, accanto alle quali viene immancabilmente rinvenuto uno degli Arcani dei Tarocchi.
La belva nel labirinto
Siamo nella Milano del 1987 e molti cinquantenni non faranno fatica a riconoscere l’età della loro giovinezza. In un’Italia che, come altre nazioni, vive nell’ebbrezza da un lato e nell’oscurità dall’altro. Seguendo le indagini il lettore si imbatte, giustamente, in una Milano abitata da milanesi doc e da meridionali, ognuno con il proprio accento e con la propria mentalità. «Veda, io sono uno di quei siciliani ai quali l’umor nero è noto da così tanto tempo che quando svanisce è come se si trovassero in una terra straniera, e diventan sospettosi di felicità, sin quando una nuova inquietudine, talvolta suscitata e coltivata con predisposizione inconscia, li riporta alla condizione primaria. […]»
È un processo lungo e sfiancante quello che la squadra affronta perché ogni volta che un tassello sembra occupare il posto che gli spetta, il puzzle nuovamente si sfoca e si scompone. Chi investiga deve lottare non solo contro il tempo, che vede incrementarsi il numero dei cadaveri e delle rimostranze dai piani alti, ma anche con la propria stanchezza e con la tentazione di mollare.
Un tessuto narrativo strabordante
Agli estimatori del noto giallista nulla posso dire se non che ritroveranno anche ne La belva nel labirinto una scrittura forbita al punto da richiedere, in pochi passaggi, l’uso del vocabolario; citazioni e dissertazioni colte di ogni genere, in cui si perdono i protagonisti nei momenti di vita familiare o mentre discutono del caso; una trama intricata e apparentemente irrisolvibile. Volendo, possono approfondire la Milano raccontata da Tuzzi, nel post che Susanna Trossero ha stilato per GraphoMania, contribuendo al blog tour del libro.
Personalmente, come già mi è accaduto per il manuale di Tuzzi sulla stesura di un giallo, non riesco a farmi coinvolgere da un tessuto narrativo strabordante di richiami culturali, di proverbi dialettali. Mi sono sentita come Harry Potter quando, nella camera dei segreti, a causa di un incantesimo, tutto ciò che tocca continua a moltiplicarsi e a seppellirlo.
Ho però trovato molto interessante il taglio politico, ma non voglio dirvi troppo, che ammanta le indagini. Come ho già scritto altrove, in diversi romanzi, ultimamente, ritrovo la storia della seconda guerra mondiale di umori e prese di posizione che ancora oggi, immemori delle tragedie passate, continuano ad affliggere molti nostri concittadini e le loro vittime.