
La guerra non ha un volto di donna, di Svetlana Aleksievič


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La guerra non ha un volto di donna di Sveltana Aleksievič è un libro che si legge e si ascolta e che fa vibrare corde che fanno male
Svetlana Aleksievič, La guerra non ha un volto di donna
La guerra non ha un volto di donna, è il prezioso dono che Svetlana Aleksievič fa a noi lettori; edito da Bompiani, il libro è in realtà uno scrigno contenente incredibili testimonianze che la stessa scrittrice bielorussa – Premio Nobel per la Letteratura 2015 – ha raccolto nel tempo: voci di donne, le donne sovietiche, che hanno vissuto la seconda guerra mondiale in prima persona esattamente come gli uomini, una guerra percepita tuttavia in maniera differente; voci che allo stesso tempo raccontano anche di uomini forse come gli stessi uomini mai – per pudore – si racconterebbero.
L’orrore del sangue che si alterna con il sapore di una caramella che diviene quasi un miracolo per la bocca, la bellezza di una lettera scritta o ricevuta, bene prezioso, e i sorrisi rubati al buio di giorni terribili. La femminilità mai del tutto mortificata e messa al servizio di chi muore rimpiangendo mogli e madri…
Quanto, e come ti cambia, una guerra? “Dopo la guerra – racconta l’infermiera Ljubov’ Zacharovna – tutti mi facevano compassione: le persone, i galli, i cani… Anche adesso non posso sopportare il dolore altrui. Abbiamo un grande giardino, non ho mai venduto né una mela, né una bacca. Regalo sempre tutto… Dai giorni della guerra mi è rimasto questo gran cuore…”
Non sopportare mai più di andare al mercato o in luoghi in cui si vende la carne, non riuscire a indossare qualcosa di rosso, sentire in tempo di pace l’odore della morte anche in uno stufato, gonna e vestiti che procurano disagio dopo aver indossato per così tanto tempo – al fronte – dei pantaloni…
Ma c’è anche chi dice che la fine della guerra è come il risvegliarsi da un brutto sogno, e che dopo quell’oceano di lacrime, la vita non poteva che essere bellissima. E nasce la convinzione che dopo tante atrocità viste e vissute, gli uomini non potranno che essere solo buoni, fratelli. Si prova un nodo in gola a leggerle, queste parole, perché si comprende quanto sia facile per l’uomo, invece, dimenticare e ricadere nell’errore…
Ciò che commuove, tra queste pagine che paiono respirare, è proprio il gran cuore presente sotto i bombardamenti, nel fango, tra le barelle o gli stenti, nella paura o tra i mortai: disciplina militare che non impedisce tuttavia l’inarrestabile nascita di condivisioni, o le manifestazioni di altruismo, di amicizia, la solidarietà, lo sbocciare inaspettato di sentimenti, e i bigliettini d’amore… “Per noi l’amore laggiù non si divideva tra un oggi e un domani, contava solo l’oggi. Ovvero, tu ami in questo istante, ma qualche istante dopo tu stesso, o la persona amata, potete non esserci più. In guerra tutto si svolgeva in modo accelerato, la vita come la morte.”
E ancora: “Meglio piuttosto restare uccisi insieme, portati via nello stesso momento. O morire insieme, o vivere insieme.”
Uomini che vanno a morire, donne che divengono madri nell’ultima carezza che dà loro conforto, in un bacio, in un sorriso donati a uno sconosciuto. “Finché può ancora sentirti… Fino all’ultimo gli dici che no, no, è impossibile che lui muoia. Lo baci, te lo tieni stretto, ma va’ ma và gli dici. È già morto, gli occhi vitrei fissano il soffitto e io continuo a sussurrargli delle parole… Per tranquillizzarlo…”
A rendere ancor più prezioso questo libro, è anche la grande fatica da lui compiuta per “nascere”: La guerra non ha un volto di donna fu dato alle stampe per la prima volta nel 1983, ma venne subito censurato e bloccato per due anni per via del rifiuto della guerra che ne impregna ogni pagina, e la scrittrice fu accusata – oltre che di “pacifismo” – anche di “naturalismo”, ovvero di omettere la sua voce narrante in favore di altre voci scomode, basate sulla realtà dei fatti. L’autrice, ha invece potuto – in seguito – reintegrare nel testo altri racconti, al tempo impossibili da pubblicare, che completano un’opera davvero degna di nota e per la prima volta edita in Italia (novembre 2015).
La guerra non ha un volto di donna è un libro che non solo si legge ma si ascolta, capace di far vibrare corde che fanno male ma composto di parole e storie che val la pena di conoscere fino in fondo.