
Il Codice di Vinci e il Vin Santo Occhio di Pernice Melini
Aspetti positivi
Aspetti negativi
Il Vin Santo Occhio di Pernice dell’azienda Melini è il vino ideale per accompagnare la lettura de “Il Codice da Vinci” di Dan Brown. Ecco perché.
Il Codice da Vinci è un best-seller firmato Dan Brown, dal quale è stato tratto anche l’omonimo film. La storia, come è noto, parla di una congregazione segreta costituita secoli addietro per difendere il sacro Graal e tutto ciò che esso rappresenta. Ambientata perlopiù in Francia, la narrazione comincia con l’omicidio al Louvre di Jacques Saunière, Gran maestro del priorato di Sion.
Prendendo spunto da storie vere, il romanzo tiene il lettore col fiato sospeso tra omicidi, rivelazioni, intrighi e misteri. Un susseguirsi incalzante di colpi di scena che rimandano sempre ad alcuni capitoli successivi, in modo che il lettore diventi vorace e curioso. Decisamente scorrevole, è un libro piacevole. Diventa un po’ più scontato se si è letto prima Angeli e Demoni, visto il modo di scrivere e il ritmo degli avvenimenti molto schematizzati. Un romanzo thriller dai ritmi serrati tra storia e fantasia, leggende e fatti documentati.
Nelle prime edizioni questo libro venne pubblicato con una pagina che pretendeva di affermarne storicamente l’attendibilità. Molti storici, però, ne contestarono l’esattezza, costringendo lo scrittore statunitense a eliminare la pagina di premessa.
A Il Codice da Vinci di Dan Brown abbino il Vin Santo Occhio di Pernice dell’azienda Melini per tutta una serie di motivi che vado a illustrarvi.
Vin Santo Occhio di Pernice dell’azienda Melini
Molti conoscono il Vin Santo per l’abbinamento che se ne fa con i cantucci. L’Occhio di Pernice è la variante che utilizza almeno la metà di Sangiovese. Quello dell’azienda Melini ha il 52% di Sangiovese e il 48% di Canaiolo.
Le vigne situate sulle colline attorno a Radda in Chianti (in provincia di Siena) a circa trecentocinquanta metri di altitudine affondano le radici nei terreni calcareo-marnosi ricchi di scheletro. L’uva viene lasciata appassire su stuoie fino alla primavera successiva alla vendemmia. Il mosto fermenta faticosamente per l’eccessiva carica zuccherina nei caratelli che si trovano nella Vinsantaia, locale sottotetto soggetto a forti escursioni termiche. Il vino matura per più di dieci anni in legno prima dell’imbottigliamento.
Il colore è ambrato con riflessi ramati. Al naso note ossidative, di fico secco, nocciole e datteri inebriano il degustatore. In bocca è estremamente dolce e denso. Tornano le note olfattive, si aggiungono anche quelle del caramello e del miele di castagno. Qualche sentore fungineo e di sottobosco completano il quadro.
La toscanità di questo vino, alcuni riconoscimenti olfattivi che mi fanno in parte pensare all’ambientazione della storia (biblioteche, catacombe, tombe) unitamente alla sua importanza storica e al nome mi portano all’abbinamento con Il Codice da Vinci di Dan Brown.
Complimenti