
L’altra verità di Alda Merini con Follia di Piana dei Castelli
Aspetti positivi
Aspetti negativi
L’altra verità è un diario in cui Alda Merini racconta della sua permanenza in manicomio: l’abbiamo abbinato al vino Folia di Piana dei Castelli.
Alda Merini, L’altra verità. Diario di una diversa
Alda Merini nasce a Milano nel 1931, secondogenita di una famiglia modesta. Si distingue subito negli studi e la sua insegnante la mette in contatto con Giacinto Spagnoletti, illustre critico letterario. Nel 1947 Alda inizia ad avere problemi psicologici e viene indirizzata verso due psicanalisti, ma questi incontri non le saranno sufficienti a placare le ombre dell’anima. Nel 1950 Spagnoletti le pubblica due poesie. Su suggerimento di Montale e Spaziani, l’editore Scheiwiller le pubblica nel 1951 altre due poesie.
L’altra verità. Diario di una diversa
L’altra verità è un diario, monito di un periodo storico in cui i manicomi erano gabbie per persone che a volte si sentivano semplicemente scomode a stare con gli altri nella società ordinaria. Luoghi di torture e non rispetto, quasi dei campi di concentramento, in cui si spersonalizzavano gli individui cercando di omologarli anche nel trattamento farmaceutico. La psicoanalisi era poi agli albori, ma comunque vagamente di aiuto rispetto all’elettroschock.
L’altra verità è un diario che racconta francamente la vita decennale nel manicomio. Oggi sarebbe impensabile trattare il dolore in questa maniera.
L’abbinamento con il Follia di Piana dei Castelli
L’abbinamento è stata una fortunata ricerca, poiché cercavo qualcosa inerente con la follia e ho trovato questo vino in rete, ma cosa ancor più straordinaria è stato l’andar a bere fuori e trovarlo in mescita in un locale del centro.
Il Follia, uvaggio di Grechetto, Malvasia, Trebbiano Giallo, Riesling e Sauvignon è un vino contro moda. Surmaturo e muffato, coltivato a sud di Velletri su creta silicea, raccolto nell’ultima settimana di ottobre, macerazione a freddo sulle bucce di 96 ore, vinificazione in cemento, elevazione sulle fecce fini di 24 mesi, non filtrato.
Siamo nella parte dei Castelli Romani interessante, quella con più potenziale per quel che riguarda il territorio. Il produttore, Matteo Ceracchi, è dal canto suo un folle, poiché persegue un concetto di vino che si immagina di voler realizzare, e che va contro ogni logica di mercato, poiché un fattore determinante nella realizzazione dei suoi vini è il tempo!
L’attesa… come quella lunga e straziante che Alda si è trovata ad affrontare in parte per una sua stessa richiesta e che tanto ha sofferto e che narra ne L’altra verità.
Il dubbio che il vino non prenda la piega sperata, il resistere alla tentazione di imbottigliare, vendere e incassare, soprattutto in questa epoca moderna, è cosa ben straordinaria. Questo vino al naso sa di litchi e pepe bianco, ma ogni bottiglia è differente. Il sorso è avvolgente, ma non stucchevole, marca la lingua ma è anche succoso, grazie a una equilibrata acidità e sapidità che lo rendono particolarmente vivace.
Follia mi ha fatto venir voglia di assaggiare tutti gli altri vini di questa azienda biologica.
La vita in manicomio come descritta dalla Merini, è una vita che ti passa davanti agli occhi e che viene vissuta da chiunque sia fuori del manicomio, dentro, il tempo si ferma. Il tempo viene percepito in modo diverso anche dal giovane produttore Matteo Ceracchi come ingrediente insostituibile del suo Follia Bianco.
Due approfondimenti su L’altra verità
Del libro L’altra verità. Diario di una diversa di Alda Merini, ci siamo già occupati in passato su GraphoMania: